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Per alcuni bambini è più facile mentre per altri mantenere l’attenzione in aula a scuola o riuscire a memorizzare un testo può essere più complicato. Il motivo? Potrebbe essere riconducibile alla mancanza di sonno. Chi non dorme a sufficienza, infatti, può avere più problemi a concentrasi e a ricordare le cose, ma non solo.
Ne ha parlato Humanitas Salute con la dottoressa Marcella Mauro, psicologa dell’apprendimento insieme alla dott.ssa Elisa Morrone, specialiste del centro Psico Medical Care di Humanitas, in un articolo che riportiamo qui di seguito in modo integrale.
Perché è importante dormire bene?
Numerosi studi sugli animali e sull’uomo hanno accertato che la quantità e la qualità del sonno hanno un profondo impatto sull’apprendimento e sulla memoria. La maggior parte delle persone che non dorme a sufficienza non si rende conto di cosa questo comporti per la propria salute cognitiva e mentale: per capire l’importanza del sonno basti pensare che un terzo della nostra vita lo trascorriamo dormendo. Durante il sonno il nostro organismo ha la possibilità di recuperare le energie necessarie per la nostra sopravvivenza mentale: migliora l’apprendimento, la memoria e l’intuizione.
Tuttavia, non tutti hanno la fortuna di dormire bene e a sufficienza. La deprivazione di sonno è il disturbo del sonno più diffuso: non dormire a sufficienza e non rispettare il proprio fabbisogno in numero di ore e qualità di sonno aumenta il rischio di diversi disturbi sia fisici che mentali: in primis, per i ragazzi, l’apprendimento e l’impulsività.
I problemi di sonno nei bambini e nei ragazzi tendono ad avere un impatto sull’intera famiglia, influendo sul benessere di tutti i membri, oltre ad avere diversi effetti sul giovane stesso, come l’iperattività diurna ed il calo del rendimento scolastico dovuto principalmente alla difficoltà di rimanere attenti e mantenere la concentrazione.
Inoltre, il bambino può anche manifestare irritabilità e problemi comportamentali a causa della privazione del sonno.
Quali ripercussioni ha la mancanza di sonno sull’apprendimento?
Le ripercussioni sull’individuo, causate dalla privazione del sonno, possono essere diverse:
1. La sonnolenza rallenta i processi di pensiero. Numerosi studi hanno scoperto che la privazione del sonno porta a una riduzione della vigilanza e della concentrazione. È più difficile concentrarsi e prestare attenzione, quando si è dormito poco o male. Inoltre, l’incapacità di concentrarsi causata dalla sonnolenza indebolisce anche l’attenzione, infatti, quando si è assonnati, si possono dimenticare e smarrire più facilmente le cose.
2. Un sonno ridotto a poche ore compromette le capacità della memoria perché le connessioni nervose che creano i nostri ricordi si rafforzano proprio mentre dormiamo. Durante il sonno il nostro cervello sceglie cosa memorizzare e cosa invece eliminare, eseguendo una vera e propria potatura delle connessioni nervose inutili. Infatti mentre ci rilassiamo l’ippocampo – dove si formano i primi ricordi – e la corteccia comunicano meglio e le connessioni neurali sono quindi maggiori.
3. La sonnolenza compromette anche la capacità di giudizio. Prendere decisioni è più difficile perché non si riesce a valutare bene le situazioni e a scegliere il comportamento giusto, si diventa più impulsivi e si è meno propensi a considerare le eventuali perdite, concentrandosi solo sulle ricompense.
Non si tratta solo di scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma anche di soppesare rischi e benefici, di fare delle scelte.
4. Alcuni studi suggeriscono che la perdita di sonno produce cambiamenti non solo nel metabolismo cerebrale, nella cognizione, ma anche nelle emozioni e nel comportamento, coerenti con una lieve disfunzione del lobo prefrontale.
Quando si dorme poco anche l’umore tende a flettersi e incide sulla comprensione delle proprie e altrui emozioni.
Quali fattori possono influire sul sonno?
Si ritiene che possano influire sul sonno diversi fattori: fisici e/o psicologici. Tra i primi troviamo: disturbi alimentari, problemi di respirazione, presenza dell’epilessia notturna, disturbi motori e il disagio fisico notturno (es. la temperatura della stanza). Tra i fattori psicologici: ansia, umore basso e iperattività (ad esempio, l’ADHD), pensieri intrusivi.
Come aiutare bambini e adolescenti a dormire meglio?
Per prima cosa è importante evitare alcune abitudini, come:
- Sonnellini eccessivi o tardivi, dopo le 16, durante il giorno
- Giochi e videogiochi dopo le 19 di sera (per evitare un’eccessiva eccitazione vicino al momento di andare a letto)
- Esercizio fisico a tarda sera
- Assumere bevande contenenti caffeina o zuccheri a fine giornata
- Pensare ai problemi e ai progetti prima di andare a letto
- Per creare un ambiente favorevole al sonno possiamo invece:
- Dormire in un ambiente familiare
- Prendere un letto confortevole
- Mantenere una temperatura corretta nella stanza (molti bambini si svegliano di notte perchéé hanno troppo caldo o troppo freddo)
- Mantenere la stanza buia e silenziosa
- Spegnere luce di PC, cellulari e tablet
- Non associare al sonno un’emozione negativa (ad esempio, vai a letto per punizione).
- Può incoraggiare:
- Andare a letto solo quando si è assonnati
- Mantenere gli stessi orari per coricarsi la sera e svegliarsi la mattina
- Per i bambini ansiosi può essere utile parlare delle preoccupazioni e dei progetti per il giorno successivo, per alleviare le preoccupazioni
- Addormentarsi senza i genitori
- Svolgere attività motoria quotidiana
- Quando è necessario chiedere l’aiuto di una specialista?
Potete considerare la possibilità di chiedere un aiuto più specialistico se: - Non riuscite a gestire il problema del sonno di vostro figlio
- Vostro figlio ha difficoltà a causa di un altro problema rispetto al sonno (ad esempio, ha difficoltà a scuola)
- Il problema del sonno del vostro bambino sta influenzando la sua qualità di vita.
Farmaci per dormire, sì o no?
Alcuni bambini possono trarre beneficio da farmaci o melatonina, anche se il trattamento più adeguato e funzionale è l’approccio psicoterapeutico cognitivo/comportamentale mirato al sonno. Un neuropsichiatra o un pediatra qualificato potranno fornirvi maggiori informazioni oppure consultate lo specialista psicoterapeuta.
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