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di Davide Iozzi, Biologo nutrizionista, esperto in nutrizione umana, collaboratore dell’Istituto di Medicina Genetica Preventiva (I.M.Ge.P.) di Milano.
Capita spesso di sentir parlare di variazioni ormonali, soprattutto di cortisolo (l’ormone dello stress) e di estrogeni, dal momento che i sintomi da carenza o eccesso di tali ormoni sono spesso visibili e compromettono la qualità di vita della persona. Meno comune è sentir parlare del dosaggio di testosterone, dal momento che è credenza comune ritenere che tale squilibrio riguardi solo coloro che soffrono di impotenza o di eccessiva perdita di capelli. Eppure una mutata liberazione di testosterone ha conseguenze a livello locomotore, cardiovascolare, sessuale, pscichico e comportamentale.
Il testosterone, nell’uomo, viene prodotto naturalmente da cellule specializzate, chiamate cellule di Leyding, presenti nei testicoli sotto stimolo dell’ipofisi, un’area del cervello che produce un ormone stimolante chiamato LH.
La sua concentrazione nella giornata non è costante, presenta infatti un picco massimo alle 8 di mattina e tocca il minimo alle 8 di sera. Decresce inoltre con l’età, già a partire dai 30 anni.
Sintomi da carenza di questo ormone sono la diminuizione di massa muscolare e ossea, l’aumento di grasso corporeo, una scarsa produzione di globuli rossi con conseguente cattiva ossigenazione dei tessuti, aumento di pressione con conseguente aumento di rischio cardiovascolare, aterosclerosi, stanchezza, spossatezza, impotenza e depressione. In soggetti predisposti può portare anche ad un aumento di rischio di sviluppare diabete di tipo II.
Se tale carenza diventa cronica si parla di sindrome PADAM (Partial Androgen Deficiency in Aging Male), chiamata impropriamente “Andropausa”, che si manifesta con livelli molto bassi di testosterone. Tale sindrome può essere dovuta ad alterazioni fisiologiche a carico dei testicoli o a carico dell’ipofisi, spesso correlati all’avanzare dell’età. A differenza del climaterio femminile, che si concretizza in una finestra temporale ristretta, il calo di testosterone legato all’età si manifesta in forma lenta e progressiva, a partire dai 50 anni di età e porta come sintomatologia ad un aumento di peso, una riduzione della massa ossea e muscolare e alla presenza di un quadro anemico, a causa della minor produzione di globuli rossi.
La carenza di testosterone, tuttavia, si può manifestare anche in età giovanile. La porzione di ormone capace di svolgere il proprio lavoro è infatti definita “testosterone libero” ed è importante testarla nelle analisi del sangue oltre al testosterone totale, se si vuole tracciare un quadro clinico di effettiva carenza di tale ormone.
La maggior parte del testosterone, infatti, viaggia nel sangue legato ad una categoria di proteine, definite SHBG, che ne neutralizza l’efficacia di azione: testando solo il testosterone totale, quindi, si rischia di contare anche queste molecole inattive e quindi di non riuscire a diagnosticare in modo corretto l’eventuale carenza.
Da tenere a mente, infine, è la presenza di un enzima, chiamato aromatasi, prodotto dalle cellule del tessuto adiposo, capace di convertire il testosterone in estrogeno e portando ai citati sintomi da carenza di testosterone. Tra i fattori di rischio che possono portare a tale condizione, quindi, oltre all’avanzare dell’età e alla diminuità attività dell’ipofisi, vi sono anche la presenza di una condizione di obesità o sovrappeso e il fumo di sigaretta che sono tra le cause di un aumento di aromatasi nel corpo.
Per aumentare i livelli di testosterone, oltre chiaramente alla terapia ormonale nei casi indicati o all’integrazione esogena, è possibile aumentare i livelli circolanti di questo ormone aumentando la porzione proteica nei pasti, evitando alcol, aceto, caffeina e zuccheri semplici, moderando il consumo di latticini e preferendo il consumo di frutta e verdura a basso indice glicemico.
Fino ad oggi i livelli di testosterone potevano essere misurati solo attraverso prelievo di sangue, ma grazie a nuovi e più sofisticati strumentazioni è da oggi possibile misurarlo attraverso la saliva, grazie la masticazione di un semplice tampone. Tale metodo renderà molto più semplice la rilevazione di un eventuale carenza o eccesso di testosterone.
Ultima e doverosa nota è da fare per quanto riguarda il testosterone in ambito femminile, dal momento che tale ormone non è di esclusiva produzione maschile. In questo caso un eccesso di testosterone nella donna può portare a problematiche di irsutismo, abbassamento del timbro di voce, eccessivo sviluppo muscolare, ipotrofia mammaria e anomalie mestruali.
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