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Il cambio di stagione e l’arrivo dei primi freddi, ma anche il maggior carico di lavoro che spesso accompagna l’autunno: sono tutti elementi che, in questi mesi, possono farci avvertire una maggiore stanchezza. Tuttavia, quando il problema si protrae per un periodo troppo lungo e la sensazione di affaticamento durante il giorno non si risolve, è bene rivolgersi al medico per indagarne le cause.
Spesso il disturbo si origina da una carenza di sonno, un problema che interessa molte persone e che, a lungo andare, può avere un impatto serio sulla salute individuale, sia nello sviluppo di patologie, come per esempio quelle del sistema cardiocircolatorio, sia nell’acuirsi di disturbi quali ansia e depressione.
Ha approfondito l’argomento Humanitas Salute con il dottor Vincenzo Tullo, neurologo e Responsabile dell’ambulatorio sulle cefalee e sui disturbi del sonno di Humanitas, in un articolo che riportiamo qui di seguito integralmente.
I disturbi del sonno: insonnia e apnee ostruttive
Le due patologie del sonno più comuni che disturbano il riposo notturno sono l’insonnia e l’apnea ostruttiva. L’insonnia è un disturbo che si associa a varie patologie neurologiche, metaboliche e cardiache, ma anche a problematiche di natura psicologica. L’insonnia può essere di tre tipologie differenti:
- iniziale: quella più “riconoscibile” che consiste nella difficoltà ad addormentarsi;
- centrale: caratterizzata da continui risvegli notturni;
- terminale: che provoca quindi il risveglio precoce del paziente con conseguente impossibilità a riaddormentarsi.
L’apnea ostruttiva, invece, è una patologia che comporta episodi di interruzione della respirazione accompagnati da forte russamento e, in generale, una diminuzione dell’afflusso d’aria ai polmoni durante il sonno. Le apnee provocano frequenti risvegli del paziente che avvertirà la sensazione di mancanza d’aria. L’apnea ostruttiva ha, tra le sue possibili conseguenze, l’affaticamento del muscolo cardiaco a causa della diminuzione di ossigeno nel circolo sanguigno: una condizione che può condurre allo sviluppo di patologie cardiovascolari.
Stress e sonno: quali correlazioni?
Anche lo stress, come abbiamo detto, può influenzare fortemente la qualità del sonno. Oltre alle preoccupazioni e al carico emotivo che comporta attraversare un periodo difficile, magari a livello lavorativo o familiare, lo stress attiva anche dei veri e propri meccanismi fisiologici che contribuiscono a mantenere attivo il cervello. Si tratta di meccanismi ormonali che interferiscono con l’azione della melatonina, l’ormone che regola il ciclo sonno-veglia.
Per questo motivo, in alcuni casi e su consiglio medico, possono essere utili integratori che contengono melatonina, in modo da aiutare naturalmente i processi che conducono al sonno.
I consigli per dormire meglio
Vi sono alcune accortezze che si possono mettere in atto autonomamente per migliorare il riposo notturno e facilitare il processo di addormentamento. Per esempio, può essere utile regolarizzare il ritmo sonno-veglia coricandosi e svegliandosi sempre al medesimo orario, non mangiare a ridosso del momento di andare a dormire ed evitare sostanze eccitanti come il caffè, il tè o gli alcolici, preferendo a questi tisane calde e rilassanti, come quelle a base di camomilla, melissa o passiflora. Per aiutare a conciliare il sonno, inoltre, la camera da letto dovrebbe avere una temperatura di 18-19°, dunque non essere fredda ma neanche calda, e si dovrebbe evitare di utilizzare schermi luminosi per almeno mezz’ora prima del momento di coricarsi.
Long Covid: la stanchezza un sintomo caratteristico
Una persistente stanchezza diurna è anche tra i sintomi del long Covid, una sindrome clinica che sviluppano molti pazienti interessati da Covid-19 e che vede la persistenza di alcuni sintomi oltre 4 settimane dopo la risoluzione dell’infezione. Oltre a dolori muscolari e articolari, dispnea e tosse e dolore al petto e altri sintomi a livello cardiovascolare, gastrointestinale e neurologico; diverse manifestazioni sono analoghe a quelli della stanchezza diurna, come una fatica persistente e una diffusa sensazione di debolezza.
I pazienti che sospettano un affaticamento legato a long Covid, pertanto, devono fare riferimento al medico, che diagnosticherà clinicamente la sindrome da long Covid e, se lo riterrà necessario, indicherà quali accertamenti eseguire.
Anche altre condizioni, tra cui per esempio diabete, ipertensione, disturbi della tiroide, deficit vitaminici (come la vitamina B12), possono essere legate alla stanchezza diurna. È pertanto consigliabile, laddove il sintomo persista, rivolgersi al medico.
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